Associazione culturale "La Montagnola"
 La chiesa
 La chiesa di Moggio

La Sacra Congregazione per i Vescovi con decreto in data 28 giugno 1976 ha separato la parrocchia di S. Eleuterio in Moggio Reatino, dalla Diocesi di Narni (TR) e la unita alla Diocesi di Rieti.

L'artista Franco Bellardi fa risalire la costruzione ai primi anni del 1200, poiché documenti di archivio ci rivelano che S. Francesco (morto nel 1226) nel 1213 opero' un miracolo su un fanciullo. La bellezza e l'originalita' architettonica, dice Bellardi, sta nella sproporzione che esiste fra la chiesa e il campanile. e' infatti difficile trovare una chiesa cosi piccola con un campanile cosi grande. Si ritiene che la navata principale esistesse gia' prima del 1200 ed e' stata poggiata nella roccia. Una chiesa antichissima ( XI sec .) se si pensa che il culto del Santo e' stato diffuso dai monaci nell'alto medioevo e probabilmente da monaci orientali. Purtroppo ha subito nel tempo numerosi interventi non sempre appropriati che ne hanno modificato l'aspetto originale. Sono scomparsi sotto strati di tinta, gran parte degli affreschi, come pure gli originali colori degli altari e delle cappelle. Non esiste piu' la bella balaustra che delimitava l'altare maggiore né il piccolo pulpito al centro della navata a cui si accedeva tramite una ripida scaletta in pietra ricavata nel muro divisorio. Nonostante questo, e' una chiesa che ha conservato il suo fascino e ha ispirato personaggi illustri come Franco Bellardi. La bellezza e la misticita' di questo piccolo tempio hanno colpito l'artista, che ne ha voluto dare testimonianza nella sua "Resurrezione" opera realizzata nella chiesa di Colli.

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L'interno
La chiesa di Moggio ha come compatrono S. Antonio da Padova e S. Giovanni Battista come riporta la scritta sul grande arco che attraversa la navata centrale.

Dietro l'altare principale, disposte su tre grandi nicchie ricavate nel muro di fondo si possono ammirare al centro la statua della Madonna e ai lati quella di S. Eleuterio e S. Antonio da Padova. e' l'unica chiesa dedicata in Diocesi a S. Eleuterio Papa e Martire. A Rieti, fuori le mura, situata nei pressi dell'attuale cimitero, esisteva un' altra chiesa, dedicata a S. Eleuterio, fu edificata nel V secolo.

In epoca longobarda doveva essere senz'altro la piu' importante delle chiese reatine, dal momento che nel 747 vi fu accolto con solenni onori il re Liutprando.La navata laterale e' stata costruita in seguito (intorno alla seconda meta' del 1500) e comprende due cappelle.

Tra le due cappelle si puo' ammirare il crocifisso ligneo risalente al sec.XVII scolpito e decorato da artista ignoto.

La prima a sinistra, fu costruita dal prete di Rieti don Crescenzio Donati nella seconda meta' del 1500 e fu dedicata in seguito a S. Antonio. Il vescovo di Narni Mons. Prospero Celestino Meloni in una visita pastorale a Moggio Reatino diede ordine di costruire un altare all'interno della cappella.

La seconda (in fondo) fu costruita da don Pietro Marziotto di Moggio, arciprete di Stroncone fu intitolata alla Beata Vergine del S. Rosario. Nella visita pastorale del Vescovo di Narni Mons. Boccanera effettuata nel 1889 si cita che la devozione alla Madonna era animata dalla confraternita del S. Rosario. In quella occasione fu proprio il Vescovo a suggerire di dedicare l'altare situato nella seconda cappella della navata laterale alla Madonna del S. Rosario.

Vicino alla prima cappella di sinistra rispetto all'ingresso si puo' ammirare il pregevole battistero in pietra del XVI secolo.

Ci sono poi degli affreschi ma in cattive condizioni e poco leggibili, l'artista Franco Bellardi in proposito afferma: credo si tratti di pittura del 1300 perché ha dei riferimenti gia' prospettici e Giotto, che e' nato nel 1226, aveva una prospettiva che si avvicina alla psicologia dell'uomo; non era pero' bizantineggiante, mentre io ho trovato negli affreschi, in parte, questo carattere.

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Grande arco
Crocifisso ligneoBattistero in pietra del XVI secolo
Navata laterale alla Madonna del S. RosarioAltare all'interno della cappella
Navata laterale
Le campane della chiesa di Moggio

Di notevole interesse storico-artistico e' la campana del 1200 dedicata a S. Barbara. Si narra che la mattina di un inverno freddissimo furono suonate le campane per annunciare l'inizio della S. Messa dopo alcuni rintocchi pero', il bronzo restitui' un suono cupo e stonato. I colpi e le conseguenti sollecitazioni avevano determinato sulla struttura ghiacciata, una crepa irreparabile. Da allora la campana resto' muta per tantissimi anni, nel 1981 fu rimossa dal campanile e deposta all'interno della chiesa nell'angolo vicino al battistero.

Sempre nel 1981 la vecchia campana venne sostituita con un' altra che pesa 105 Kg fusa a Vittorio Veneto (Treviso) di tonalita' FA diesis dedicata a
S. Rita da Cascia. Esistono altre due campane di cui una del 1906 dedicata alla Madonna. Dal gennaio del 1981 le campane funzionano elettricamente, con orologio per il battito delle ore e mezzore.

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Campana del 1906Campana del 1200
I santi venerati della nostra chiesa

S. Eleuterio, di Nicopoli (Epiro), fu probabilmente sepolto in Vaticano, vicino al corpo di S. Pietro. Menzionata unicamente da fonti agiografiche tarde (sec. VIII), la sua incerta biografia si basa principalmente sul Liber Pontificalis. Il suo episcopato fu segnato da movimenti ereticali che giunsero fino a Roma: il montanismo che sosteneva l'imminente fine del mondo, l'esagerato rigore di condotta morale e la prerogativa di profetizzazione. Eleuterio fu tollerante per evitare una dolorosa scissione fra i cristiani. Invece contro i marcioniti, che ammettevano tre principi (buono, giusto e cattivo) e tre battesimi, e gli gnostici, seguaci di Pitagora e Platone, emano' un decreto nel quale, tra l'altro, si autorizzavano i cristiani a cibarsi con qualsiasi alimento e superare cosi' ogni eretica distinzione tra cibi puri ed impuri. Con un altro suo decreto, si reputa, ordino' che il giorno di Pasqua si celebrasse di domenica.

Nell'arte S. Eleuterio viene raffigurato o con gli abiti pontificali e un libro nella mano sinistra (come si puo' ammirare nella nostra chiesa) o con abiti pontificali e una grande tonsura. Non sfugge all'osservatore attento come al devoto, che la statua esposta alla contemplazione dei fedeli ha una peculiarita': e' una Madonna rivestita di abiti veri. La pratica della vestizione delle statue ha origini antiche. In Europa, nel medioevo, si incominciarono ad addobbare le sculture di legno, di bronzo e di pietra, con ori e vesti preziose.

Nel Rinascimento si rafforza il culto alla Beata Vergine. Nei secoli XVII e XVIII la statua lignea rivestita con abiti sfarzosi e' molto frequente nella nostra cultura. Era una preghiera vestire la Madonna, una devozione, un rito perché gli abiti, la biancheria, gli ori che la coprono sono offerti dai devoti di ogni categoria sociale, per un voto fatto, per una grazia ricevuta, per la salvezza della propria anima. La vestizione e' un compito riservato alle donne che con la chiesa chiusa e in un' atmosfera di pieta' vestono la Madonna in un contatto magico, non guardando al valore artistico ma a cio' che rappresenta come Regina del cielo, della terra e degli uomini.

Due rarissime immagini del tempo che fu. Verosimilmente sono state scattate: la prima nel periodo 1949-1956; la seconda intorno agli anni 60. Ritraggono lo svolgimento della processione durante la festa parrocchiale. Si nota la statua della Madonna con in braccio il bambinello deposti non nell'urna attuale, ma nella pregevolissima e antica "macchina". Una particolare struttura costituita da quattro colonne in legno finemente lavorate che sostenevano in alto una splendida corona. e' da notare come nella prima foto l'immagine della Madonna e' preceduta dalla banda di Moggio. Si riconoscono alcuni compaesani come il compianto Filippo Petrucci con il suo strumento a tracolla. Nella seconda foto riconosciamo alcuni concittadini che purtroppo ci hanno lasciato: al centro Vincenzo Simonetti, Sesto Giovannelli; in primo piano Ovidio Petrucci.

Anche nella nostra zona era forte il richiamo di devozione nei riguardi di S. Antonio da Padova proveniente dal comune capoluogo. Sappiamo che esisteva anche una chiesa rurale fatiscente dedicata a questo Santo. La figura di Antonio abate e' molto popolare, e diffusissimo e' il suo culto, che in Oriente risale al IV sec, e si propago' ovunque nei secoli successivi. La sua vita, narrata da S. Atanasio nella seconda meta' del IV sec. e integrata da S. Gerolamo. Generalmente rappresentato sotto l'aspetto di un vegliardo dalla lunga barba, avvolto nell 'ampio saio monastico, il santo ha spesso il capo coperto dal cappuccio, come nelle immagini piu' antiche. Gli attributi che piu' sovente accompagnano la figura di Antonio sono, in ordine cronologico di apparizione iconografica, il bastone di eremita, il porco , il campanello e la fiamma. L'origine del porco che accompagna il santo e' da ricercare storicamente in un privilegio dell'ordine antoniano risalente al 1095 per cui i monaci di S. Antonio allevavano porci il cui lardo veniva usato come medicamento contro il cosiddetto "fuoco di S. Antonio". Con i porci dei monaci antoniani e' collegato anche un altro attributo del santo, il campanello che, molto spesso, nell'iconografia, e' attaccato al bastone del santo, forse in memoria del suono di campanelli che annunciavano di lontano l'arrivo dei questuanti dell'ordine antoniano. L'ultimo in ordine di tempo degli attributi del santo e' il fuoco , che accenna alla malattia volgarmente detta "fuoco di S. Antonio", cioe' l'herpes zoster. L'origine di questa tradizione risale alle molte miracolose guarigioni che sembrano essersi verificate durante un'epidemia che infestava la Francia in occasione della traslazione delle reliquie del santo da Costantinopoli in Europa.

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S. Eleuterio Beata Vergine
S. Antonio da Padova
S. Antonio da Padova  

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