Associazione culturale "La Montagnola"
 La storia di Moggio Reatino
Moggio, da Modium, vale a dire, "posto da cui si vede bene". E' situato a 753 m. di altitudine, il territorio e' costituito da altipiani di grande interesse naturalistico. Si affaccia come un balcone sulla piana reatina, con una stupenda visuale in direzione del monte Terminillo. Si puo' dar credito a chi asserisce che fin dai giorni di S.Francesco (morto nel 1226) esistesse un castello posto sul pizzo di monte sovrastante la borgatella di povera gente dedita alla pastorizia. Nel libro di Sua Ecc.za Mons. Arduino Terzi (Il Poverello nella valle Santa di Rieti) c'e' scritto che il Santo opero' il miracolo della guarigione di un fanciullo in un piccolo oratorio dedicato a S. Eleuterio, oratorio situato a triangolo tra Stroncone e Configni. Ora e' evidente che il Santo, per andare da Stroncone a Greccio, dovesse passare per Moggio, essendo l'unica mulattiera percorribile, in quanto Limiti di Greccio e Piedimoggio erano allora paludi. Dal castello si passo' alla chiesetta in onore di S.Eleuterio eretta sul fianco della parete rocciosa che sovrasta il piccolo centro. Nella cripta si deponevano le salme dei defunti, avvolgendole con lenzuoli ruvidi, fermati da rozzi cordoni. Dopo le disposizioni napoleoniche (1805) le salme venivano deposte in cameroni comuni all'interno del castello diroccato. Successivamente le salme vennero trasportate nell'ossario della chiesetta dell'attuale camposanto costruito dal Comune di Rieti nel 1905. Sembra abbastanza vicino alla verita' che anche il castello di Moggio fosse nel 1143 possesso del Comune di Narni. Il rapporto tra il castello di Moggio e la Chiesa Narnese appare invece chiaro sin dal 1227. Nell'archivio Capitolare c'e' una bolla di papa Gregorio IX diretta al prevosto Berardo e ai canonici di S. Giovenale di Narni, con la quale si confermano e si elencano i beni presenti e quelli che sarebbero venuti in possesso in cui si riporta il "Redditum centum piscium, quen habetis in Castro Modii". La bolla e' riportata nel volume "Cathedralis Narniensis Ecclesiae, eiusque capituli et canonicorum antiquitas mobilitas ecc". Le vicende del castello di Moggio si intersecano e si completano con quelle di Labro (nome celtico, che vuol dire: lab= roccioso, run = cocuzzolo; cocuzzolo roccioso). Il castello di Moggio era anticamente proprieta' dei Nobili Vitelleschi di Labro. La storia feudale di Labro inizia nel 953 quando Ottone 1°, imperatore di Germania, investe Aldobrandino de' Nobili signore di Labro di altri 12 castelli fra il ducato di Spoleto e il contado di Rieti. Nella seconda meta' del 400 la famiglia de' Nobili perse la signoria di Labro e l'arroccamento venne confiscato dal Papa. Oggi il castello di Labro, e' diventato un palazzo, comprende solo una piccola parte dell'antica fortezza (costruita a somiglianza della rocca di Spoleto). Nel 1382 (archivio famiglia Vitelleschi di Labro) una parte del castello di Moggio viene venduta al Comune di Rieti. Sette anni dopo siamo nel 1389 viene venduta al comune di Rieti un' altra parte del castello.In un fascicolo (Archivio di Stato di Rieti) redatto personalmente e con meticolosa cura dal parroco di Moggio don Crescenzio Donati intorno al 1568, per documentare i lavori effettuati, per migliorare lo stato delle chiese di quel castello, si parla di lavori affidati a maestri di un certo spessore come: il pittore Panfilo Carnassali, lo scalpellino e scultore Cristoforo Ducci di Pisa. Nel libro scritto da don Luciano Candotti "Un popolo e la sua storia" (Biblioteca Comunale) si riportano episodi curiosi quali:
  • Una denuncia (10 agosto 1632) di un tale, fatta ai Signori Nobili Vitelleschi di Moggio, circa un furto di cavalli effettuato da zingari in quel di Reopasto.

  • Una deposizione del 23 marzo del 1668 resa da testimoni, ai giudici deputati dai Nobili, nel loro castello di Moggio e giurisdizione di Reopasto, per una controversia.

  • Nel 1714 l'arciprete di Moggio Andrea Laurenti attesta di essere stato fatto deputato primo ministro in Reopasto dai Nobili Vitelleschi.
 



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